Beretta AR 70/90, un fucile d’assalto per l’Esercito Italiano. Ogni esercito del Mondo ha in dotazione un fucile d’assalto, ovvero un arma lunga che possa essere utile per il combattimento a media e breve distanza.
Fino a pochi anni fa l’Esercito Italiano aveva dotato i propri soldati di un fucile d’assalto appositamente creato dalla Fabbrica d’Armi Pietro Beretta, una delle migliori aziende italiane ma eccellenza mondiale nella produzione di armi. Stiamo parlando del fucile d’assalto AR 70/90 che sta per Assault Rifle 70/90.
Il fucile d’assalto AR 70/90 nasce dalla necessità dell’Esercito Italiano di sostituire il vecchio BM59 in calibro 7,62mm e dotare quindi i proprio soldati di un nuovo fucile d’assalto in calibro 5,56x45mm NATO; a tale scopo fu indetto una apposita gara nel 1988 a cui la Beretta partecipò con una versione migliorata del fucile AR 70/223, successivamente denominata AR 70/90, sulla base del successo ottenuto con i test di valutazione superati positivamente nel 1985 presso lo Stabilimento Militare di Armamento Leggero di Terni.
Il fucile su cui puntava la Beretta risaliva al progetto sviluppato dal 1968 in collaborazione con l’azienda armiera svizzera SIG Sauer, attualmente SAN – Swiss Arms; il primo modello sviluppato fu presentato nel 1972 con la denominazione “AR 70”. Il nuovo fucile per l’epoca fu dato in dotazione esclusivamente alle Forze Speciali italiane, come gli Incursori del COMSUBIN e del IX Battaglione d’Assalto Paracadutisti “Col Moschin” (oggi Reggimento), i fanti del Battaglione San Marco (oggi Reggimento San Marco), i VAM (Vigilanza Aeronautica Militare) nonché ai NOCS della Polizia di Stato.
Alla gara indetta dall’Esercito Italiano per la nuova arma d’assalto, l’AR70/90 riuscì ad avere la meglio sulle armi concorrenti, i fucili Franchi HK G41 e Bernardelli VB. Molti ancora si chiedono se l’AR70/90 avrebbe sconfitto anche il Colt M16A2 che fu escluso dalla gara d’appalto esclusivamente per un disguido giudiziario. Il fucile d’assalto Beretta AR70/90 concluse i test valutativi nel 1990 e nello stesso anno l’Esercito Italiano lo adottò ufficialmente quale arma d’assalto standard per i propri soldati andando a sostituire completamente i vecchi BM59 ed i precedenti modelli AR70 in ogni reparto.
Dal fucile di base furono sviluppate ulteriori versioni come l’SC-70/90, Special Carabine 70/90, dotata di calcio pieghevole che l’Esercito decise di adottare per le truppe alpine. Per i reparti paracadutisti fu studiata una apposita versione del fucile d’assalto, la SCP-70/90, Special Carabine Paratroopers, dotata di un calciolo pieghevole e di un tromboncino ulteriormente accorciato in modo da poter essere riposto un apposito fodero da utilizzare durante i lanci. La Beretta sviluppò inoltre una versione del nuovo fucile appositamente come mitragliatrice leggera per appoggio tattico dotata di caricatore a cassetta rimovibile per la sostituzione rapida; la nuova versione fu denominata AS 70/90 ma non piacque molto agli esponenti dell’Esercito Italiano che preferirono invece la Minimi prodotta dalla casa belga Fabrique Nationale capace di utilizzare anche caricatori STANAG NATO da 30 colpi allo stesso modo dell’AR 70/90.
Il fucile d’assalto AR-70/90 è capace di una cadenza di fuoco di 680 colpi al minuto per un tiro utile fino a 400 metri utilizzando caricatori STANAG NATO da 30 colpi; l’arma è dotata di un selettore di tiro con posizione colpo singolo e posizione automatica. Il meccanismo di fuoco utilizza un sistema di recupero indiretto dei gas di sparo; tutto il castello è costituito da pezzi di lamiera stampata con nervature di rinforzo assemblati tra loro. L’AR 70/90 dispone di un sistema di mira composto da un mirino, posto al di sopra del gruppo di recupero gas, e di una diottra con posizione variabile per 250 o 400 metri protetta da alette laterali.
I modelli di AR 70/90 tipo standard sono dotati di un calcio da fucile con impugnatura a pistola realizzati in plastica a differenza delle versioni SC-70/90 ed SCP-70/90 in cui il calcio pieghevole è realizzato in metallo nudo, non rivestito da plastica. Tutte le versioni dell’AR 70/90, esclusa la versione SCP-70/90, sono in grado di equipaggiare un lanciagranate che viene agganciato tramite un apposito morsetto sotto l’astina. Infatti gli ultimo modelli dell’arma hanno la capacità di equipaggiare una versione del lanciagranate americano M203 per granate da 40mm; inizialmente questo tipo di equipaggiamento fu ritenuta incompatibile per l’AR70/90 e la Franchi propose la sostituzione del lanciagranate americano con un lanciagranate GLF-40 appositamente adattato. In seguito però al Polo di Mantenimento delle Armi Leggere dell’Esercito Italiano fu creato un apposito Receiver che permeteva all’AR70/90 di equipaggiare il lanciagranate americano M203. Le prime armi che montarono il lanciagranate furono gli AR70/90 consegnati al Battaglione San Marco durante l’operazione “Restore Hope” in Somalia e nelle successive missioni nei Balcani. Successivamente il nuovo sistema d’arma fu consegnato anche ai restanti reparti dell’Esercito Italiano e ad alcuni reparti delle Forze dell’ordine. In particolare i reparti di Ordine Pubblico di Carabinieri e Guardia di Finanza impegnati durante il G8 di Genova del 2001 utilizzarono i fucili AR 70/90 con i lanciagranate M203 per lanciare lacrimogeni.
Il castello dell’AR70/90 dispone di agganci tipo STANAG NATO per il montaggio della maniglia di trasporto o di vari tipi di accessori come sistemi di mira Red Dot, Ottiche di mira o intensificatori di luce lunare “Orion”; oltre ai già menzionati sistemi di mira l’AR 70/90 dispone della possibilità di equipaggiare molti altri accessori come una baionetta, bipiedi d’appoggio pieghevoli ed amovibili ecc.. Inoltre gli ultimi esemplari di AR 70/90 consegnati ad alcuni reparti dell’Esercito avevano in dotazione una slitta tipo Weaver Picatinny che permetteva il montaggio rapido di ottiche di concezione più moderna, puntatori laser, torce ed impugnature anteriori per una maggiore stabilità durante il tiro.
I fucili d’assalto AR 70/90 hanno assolto al loro compito per oltre un ventennio ma i principali utilizzatori hanno potuto riscontrare alcuni difetti dell’arma come ad esempio, primo tra tutti, l’eccessivo peso rispetto agli omologhi stranieri (circa 4 kg ai quali si aggiunge il peso dell’eventuale lanciagranate equipaggiato); una struttura eccessivamente spigolosa con il pericolo di incidenti durante l’utilizzo; assenza di una slitta Picatinny integrata nel castello per il montaggio delle ottiche di mira rendendo così instabile la collimazione delle ottiche; ponticello soggetto ad ammaccature in caso di urti con possibilità di deformazione ed inceppamento del grilletto.
Tutti questi difetti riscontrati hanno dato spunto alla Beretta per la creazione di una nuova arma per la sostituzione del vecchio AR 70/90; si tratta del nuovo fucile d’assalto Beretta ARX-160 e del lanciagranate GLX-160. In verità quasi tutti i Reparti Speciali delle Forze Armate italiane e delle Forze dell’Ordine hanno già sostituito da anni l’AR 70/90 con varie versioni del fucile d’assalto Colt M4 ma nell’ambito del programma di ammodernamento denominato Soldato Futuro i nuovi fucili AR-160 stanno prendendo il posto degli AR 70/90 in dotazione a tutti i reparti dell’Esercito Italiano.